Il Covid ha reso i giovani più aggressivi e chiusi in sè stessi. Una ricerca

Il Covid ha reso i giovani più aggressivi e chiusi in sè stessi. Una ricerca

Il Covid ha reso i giovani più aggressivi e chiusi in sè stessi. Una ricerca



AGI – Aumento di aggressività, maggiori assunzioni di alcol e fumo, chiusura in se stessi, disturbi del sonno, difficoltà relazionali e, nei casi più estremi, anche atti di autolesionismo. E poi: insicurezza, ansia, attacchi di panico, calo della fiducia nel sistema formativo, aumento della consapevolezza di dover espatriare per costruirsi un futuro. Ma anche: tanta voglia di informarsi e di mettersi in gioco, di contribuire alla costruzione del mondo che verrà, col lavoro e con la solidarietà. Sono, in sintesi, alcuni dei risultati di un’indagine sull’impatto del Covid realizzata dall’Osservatorio Adolescenti del Comune di Ferrara (l’unica realtà in Emilia-Romagna che si occupa di ricerca sociale sugli adolescenti e una delle pochissime a livello nazionale) su un campione di 20.750 studenti in tutta la regione, di cui 1.393 stranieri (11-19 anni la fascia di età considerata).

La ricerca – presentata in questi giorni nel corso di una call tra esperti delle diverse province – è stata condotta con questionari in forma anonima e ha messo in luce evidenti criticità indotte dalla pandemia, soprattutto sulla parte emotiva.

Tra i dati più indicativi messi in evidenza, l’aumento della consapevolezza che la pandemia abbia negato la possibilità di vivere esperienze (63,8%), l’importanza dell’aiuto reciproco (53,5%), la convinzione, tra i ragazzi, di aver pagato il prezzo più alto di chiusure e restrizioni (44,3%), l’idea che sia stato un anno sprecato.

L’emergenza sanitaria ha inoltre cambiato le abitudini, aumentando – in primis – l’utilizzo di chat (segnalato nel 65,1% dei casi), e lo ‘stare da soli’ (nel 58,7%), mentre il 64,9 % segnala la propria maggiore presenza in famiglia (64,9%).

La ricerca evidenzia inoltre una riduzione dell’attività sportiva (-55,5%) e il ricorso ai videogiochi come elemento per colmare il tempo libero (39,5%).

Nella fascia 18-19 anni sono aumentate le tensioni familiari, come indicato dal 39,7% degli intervistati. L’eccesso di cibo è percepito come particolarmente problematico da oltre il 35% dei 18-19enni, mentre l’80,3% dei giovani hanno ammesso di aver incrementato il fumo e il 65,9% l’assunzione di alcolici.

L’aggressività è indicata come effetto della pandemia dal 29,5% dei 16-17enni. Negli stranieri di seconda generazione nel 6,6% dei casi addirittura si rivela la spinta a praticare atti di autolesionismo. Il dato scende al 6,3% nel caso delle prime generazioni e al 4,5% per gli italiani.

In generale la prima paura espressa è per i propri cari (73,7%). Il senso di solitudine è particolarmente percepito dalle ragazze (65,1%, è il 43,8% per i maschi) e – con tristezza e rabbia – coinvolge soprattutto la fascia di età dei 18-19enni.

Confidenze, sfoghi sono riservati per lo più agli amici (63,6%) e nel 43% dei casi ai genitori. Aumenta nei giovani l’interesse e l’informazione. Il 36,7% del campione coinvolto nella ricerca del comune di Ferrara – la maggior quota – segue regolarmente i Tg, il 10,7% attinge le news dal web.

Il confronto sui temi di attualità avviene anche in famiglia nel 19,8 % dei casi. Dopo la pandemia il 34,2%, sul totale del campione di ragazze e ragazzi sentiti, vorrebbe lavorare all’estero e il 52,2% progetta di costruire una famiglia.

Ed è più forte la spinta alla solidarietà: il 31,6% delle studentesse e il 25,1% degli studenti la indicano come prioritaria. In generale, il primo obiettivo (54,6%) per il proprio presente e per il futuro è completare gli studi, anche se cala la fiducia nel sistema scuola (-45,5% per le femmine e -37,5% per i maschi), aumentano le assenze nel 17,9% dei casi e nel 22,3% si segnala un peggioramento del rendimento scolastico.

Tra gli effetti della didattica a distanza la ‘noia’ viene indicata come principale scoglio (61,4%). Alla presentazione dei dati della ricerca ha partecipato, tra gli altri, anche Mariateresa Paladino della Regione Emilia-Romagna e la docente di sociologia della famiglia dell’Università di Torino Chiara Saraceno.



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